Biografia

Biografia

Troy nasce il 30 marzo 1969, unico figlio maschio di Warren e Lorraine, e trascorre l’infanzia nella fattoria di famiglia a Taree, New South Wales, in Australia, con la sorella Janna.

All’età di 6 anni, il papà regala a Troy una moto “Monkey” che Troy guida nei dintorni della fattoria fino a decidere, già all’età di 10 anni, che è tempo di darsi alle gare! Per i 4 anni successivi, frequenta con il padre le piste di motocross e dirt track e partecipa alle competizioni.

La sua passione per gli sport d’azione lo indirizza verso il surf: Troy passa tutto il suo tempo libero in spiaggia. Conosce la sua futura moglie, Kim, all’età di 18 anni. Una vera e propria mania per la forma fisica lo spinge a rivolgere il suo istinto competitivo alle gare di ciclismo.

Che tipo di gare di ciclismo? Tutte! Mountain bike, velocità, triathlon… se si corre a pedali, Troy corre!

Il 1993 è un anno pieno di avvenimenti per Troy, non soltanto perché decide di passare ad una moto più potente, ma anche perché sposa la sua ragazza, Kim!

Dopo aver scoperto il brivido delle gare di velocità, e impaziente di salire di categoria, Troy corre in sella ad una Kawasaki 600, e prima della fine dell’anno, disputa alcune gare nazionali di campionato australiano.

Nel 1994, Troy, con la stessa moto, si qualifica 6° nel Campionato nazionale Australiano 600, e vince la gara delle 600 a Bathurst.

Troy si sta già dimostrando un talento con cui gli australiani debbono fare i conti: impressione confermata, nel 1995, dal secondo posto conquistato nella classifica finale del campionato.

Nel 1996, per Troy è tempo di salire un altro gradino: con il supporto del Team Kawasaki Australia, partecipa al Campionato Australiano di Superbike ed ottiene un incredibile 3° piazzamento finale!

Nel 1997, il mondo può finalmente vedere Troy gareggiare in due importanti eventi mondiali e riconoscerne il talento e il potenziale. Non solo Troy migliora il suo risultato del 1996, piazzandosi 2° nel Campionato Superbike Australiano in sella alla sua Ansett Air Freight Suzuki, ma, partecipando come “wild card”, stupisce le squadre ufficiali finendo al 5° posto entrambe le manche della gara di Campionato del Mondo Superbike a Phillip Island.

Se qualcuno aveva bisogno di ulteriori conferme delle capacità di Troy, sicuramente le ha avute quando il Motomondiale è approdato a Phillip Island e la Suzuki ha offerto a Troy, che ancora una volta si presentava come “wild card” una delle sue 250cc. Dall’inizio dell’anno, la Suzuki faticava ad ottenere qualche risultato in questa classe incredibilmente competitiva: Troy piazza immediatamente la moto al 6° posto in griglia, e si trova anche a lottare in testa allo schieramento, prima di terminare la gara 6° in classifica.

Troy si vede già nel Motomondiale, invece arriva una telefonata di qualcuno che, dall’altra parte del mondo, aveva visto la gara 250 GP. Se Troy pensava di avercela fatta nel 1997, sicuramente non sapeva ancora che cosa lo aspettava nei 3 anni successivi!

E’ Darrell Healey, inglese, che nel 1997, dall’altra parte del mondo, ha visto il GP 250cc di Phillip Island.

Come proprietario del Team GSE, telefona a Troy subito dopo il GP, e lo invita a trasferirsi in Inghilterra per disputare con una Ducati GSE il Campionato Superbike inglese.

All’inizio del 1998, Troy parte con la famiglia per l’Inghilterra dove conclude all’8° posto quello che è probabilmente il campionato nazionale più competitivo del mondo: il Campionato Superbike inglese.

Ormai adattatosi all’incredibile professionalità del team GSE, Troy è pronto all’azione.

Conquista 6 pole position e 5 piazzamenti in prima fila (pole escluse), ottiene complessivamente 6 vittorie e sale 14 volte sul podio, vincendo il Campionato inglese con un margine di 28 punti.

Troy è il Campione inglese di Superbike! Poiché ha vinto il titolo su una Ducati, la coppa gli viene consegnata nientedimeno che dal Campione del Mondo, King Carl Fogarty… prossima fermata gli Stati Uniti d’America!

Il 2000 sarà l’anno più incredibile della carriera di Troy fino a questo momento, nonché un tipico esempio di quanto le gare in moto possano essere imprevedibili. Troy, che si era già trasferito dall’Australia all’Inghilterra, nel febbraio 2000 si sposta dall’Inghilterra agli USA per partecipare, con una Ducati del Team Vance & Hines, al Campionato AMA Superbike. Subito impressiona per il suo stile di guida aggressivo, e conquista la pole position nella prima gara, la 200 Miglia di Daytona, ma durante la gara, cade. Anche al secondo appuntamento di Sears Point piazza la sua Ducati in pole position, ma la gara viene annullata per avverse condizioni meteorologiche. Ormai, Troy non vede l’ora di dimostrare quanto sa andare veloce. Non dovrà aspettare molto… Nel frattempo, a Phillip Island, in Australia – dove tutto era cominciato per Troy 3 anni fa – il campione del mondo Carl Fogarty è caduto durante la seconda manche della gara del Campionato del Mondo Superbike. Riporta ferite gravi. Il telefono di Troy suona ancora: viene interpellato dalla sede della Ducati in Italia, per sostituire l’infortunato “King Carl”. Per usare le parole di Troy, “Ricevo una telefonata dalla Ducati e mi chiedono se sono interessato a correre per loro. Sicuramente non hanno dovuto chiedermelo due volte…!”

Troy attraversa di nuovo l’Atlantico per rimpiazzare l’infortunato Carl Fogarty e subito stupisce il pubblico con una serie di prestazioni spettacolari. Dovrà aspettare solo poche gare prima di conquistare la prima vittoria a livello mondiale. Il primo posto ottenuto sull’incredibilmente veloce pista di Hockenheim, in Germania, è seguito da un’altra vittoria, davanti al calorosissimo pubblico inglese riunito ai bordi di un circuito estremamente tecnico, Brands Hatch. Troy da’ prova del suo valore senza possibilità di dubbio.

Il primo impatto di Troy con il circuito di Assen, in Olanda, convince i suoi fan di trovarsi di fronte ad uno dei piloti più spettacolari del mondo. In condizioni atmosferiche terribili, la sua battaglia con il pilota giapponese Noriyuki Haga tiene i telespettatori con il fiato sospeso. Su una pista per metà asciutta e per l’altra metà bagnata, i 2 piloti si alternano alla testa della gara, giro dopo giro, finché Troy, con la sua Ducati, scivola e rientra al box a piedi. E’ una passeggiata vista altre volte nel corso della stagione 2000, ma tutti gli addetti ai lavori, guardando Troy, hanno capito che la sua maestria nello spingersi fino al limite è il marchio di un futuro campione. Nonostante sia mancato a 6 gare della stagione 2000, Troy termina il Mondiale Superbike al 6° posto. Troy è arrivato ai vertici alla velocità di una meteora, ma ora, deve fare il passo finale della carriera di un pilota motociclista. Il passo finale è diventare il Campione del Mondo di Superbike.

Nel 2001, dopo aver sorpreso tutti nell’anno precedente, Bayliss si presenta al via del campionato Superbike con la squadra ufficiale della Ducati e con obbiettivi molto ambiziosi.
Il centauro australiano si dimostra subito molto costante nel rendimento e pur senza vincere alcuna manche nelle prime gare si mantiene nel gruppo di testa, poi a Monza il ducatista assesta la prima mazzata agli avversari conquistando una perentoria doppietta a cui faranno seguito altre vittorie al Lausitzring ed a Misano e da continui piazzamenti nei primi sei, mentre gli avversari capeggiati da Edwards e Corser alternano ottime gare a prestazioni abuliche, consentendo così all’australiano di allungare in classifica.
Ad Assen, Bayliss ottiene la sua seconda doppietta stagionale, grazie anche alla collaborazione del compagno di squadra Ruben Xaus e conquista il titolo iridato nel suo primo anno completo in Superbike con due manche di anticipo rispetto alla fine del campionato; un risultato straordinario che porta l’australiano nell’olimpo del motociclismo.

Nel 2002 l’aussie si ripresenta ai nastri di partenza del mondiale Superbike sempre in sella alla Ducati e dimostra di aver compiuto un ulteriore salto di qualità, sbaragliando la concorrenza nella prima parte di stagione con vittorie a ripetizione e solo l’americano Colin Edwards su Honda riesce a limitare il distacco.
Sfortunatamente a partire dalla gara di Laguna Seca, il rullo compressore formato dall’accoppiata Bayliss-Ducati inizia a rallentare e lo statunitense, forte di una Honda ormai decisamente più competitiva della rossa di Borgo Panigale, riguadagna punti su punti sul rivale fino a balzare in testa alla graduatoria di un punto prima dell’ultimo round stagionale a causa di una caduta di Troy a Brands Hatch.
Ad Imola va in scena la “madre” di tutte le battaglie tra piloti di moto: Bayliss ed Edwards si sfidano a suon di sorpassi dando vita ad uno spettacolo ineguagliabile, con Troy che tenta l’impossibile per colmare il divario dalla più veloce Honda, scatenando l’entusiasmo del pubblico che assiste emozionato a bordo pista, ma sul filo di lana è l’americano a vincere la tenzone ed a conquistare il titolo iridato, con Bayliss che comunque festeggerà con sincera gioia il trionfo del suo rivale.

Nel 2003 la Ducati debutta in Moto gp e decide di schierare tra le sue fila il centauro australiano che impressiona subito gli avversari sin dalla prima gara.
In Sud Africa, Bayliss compie i suoi primi giri al comando in questa categoria e duella contro Valentino Rossi dimostrandogli di non essere inferiore nel corpo a corpo, poi a Jerez, in Spagna conquista il suo primo podio, ma Troy rimane pur sempre un debuttante e paga lo scotto del noviziato con qualche caduta di troppo nelle gare successive.
L’australiano torna sul podio in Germania ed in Repubblica Ceca, ma subisce un brutto incidente in Australia a causa di una manovra avventata di Melandri, proprio nella gara a cui il ducatista teneva di più e proprio a causa di questa caduta Troy perde di pochi punti il titolo di miglior debuttante dell’anno che l’australiano avrebbe nettamente meritato, ma che non cancella ciò che di buono il centauro di Taree ha realizzato nella sua stagione d’esordio.

Il 2004 vede una Ducati Moto gp in grossa crisi, la moto è come un puledro ribelle insensibile ai comandi del cavaliere australiano, ciò nonostante Bayliss dopo un inizio incerto, inizia a macinare risultati in zona punti sfiorando il podio in occasione della gara del Mugello, ma nelle gare successive i ritiri si susseguono impietosi, spesso causa incidenti generati da altri concorrenti o da rotture meccaniche e solo il 5° posto di Donington porta un po’ di luce in questa fase buia.
Nonostante le colpe del pilota siano ben poche, la Ducati prende la opinabile decisione di licenziare il suo pilota alla vigilia del granpremio d’Australia; Troy però nonostante tutto non fa polemiche e s’impegna al massimo e grazie ad alcune migliorie provate dopo la gara di Phillip Island, ottiene addirittura un terzo posto nell’ultima gara disputatasi sul circuito di Valencia, dimostrando il suo vero potenziale ai suoi sorpresi ex datori di lavoro.

Nel 2005, Bayliss si schiera ancora in Moto gp, su una Honda gestita dal team Pons, ma nonostante la bontà della moto, Troy non riesce a sfruttarla appieno e sin dai primi test, l’australiano si ritrova a metà schieramento.
La situazione in gara non migliora, tanto che i migliori risultati stagionali saranno due deludenti sesti posti che lasciano l’amaro in bocca, ma il peggio doveva ancora arrivare, infatti l’aussie si fratturerà gravemente il polso durante un consueto allenamento con la moto da cross, ponendo così fine alla sua stagione agonistica.
Il futuro del centauro di Taree si fa sempre più nebuloso ed incerto, ma fortunatamente qualcuno in Ducati non si è dimenticato di colui che li aveva salvati nel 2000, così il responsabile del progetto Superbike Paolo Ciabatti ed il team manager Davide Tardozzi, gli propongono di tornare a correre nella squadra ufficiale Ducati nel campionato Superbike; ovviamente Troy non se lo lascia ripetere due volte e così si riforma il connubio Bayliss-Ducati che tante soddisfazioni aveva dato in passato.

Il 2006 si preannuncia come uno degli anni più combattuti nella storia della Superbike, ma Bayliss in sella alla Ducati Xerox ufficiale smentisce subito le attese e travolge senza pietà tutti i rivali che cercano vanamente di ostacolarlo, tanto da ottenere ben 8 vittorie nelle prime 11 gare.
L’egemonia del centauro di Taree si attenua leggermente a metà stagione quando causa la complicità di due cadute, gli avversari capeggiati dal trio Haga, Toseland e Corser, sembrano poter rialzare la testa, ma è una semplice illusione; infatti Troy ritorna al successo in grande stile sul difficile circuito di Brands Hatch, riprendendo in pungo la situazione.
La marcia trionfale del centauro australiano prosegue senza incertezze ed a Imola con ben tre manche di anticipo, il ducatista viene nuovamente incoronato Campione del Mondo tra il tripudio generale dei tifosi italiani, corsi in massa in riva al Santerno per festeggiare il loro idolo.
Ma la stagione di Troy non è ancora finita, infatti per ringraziare il loro pilota per il campionato appena vinto, la Ducati gli offre la possibilità di correre l’ultima gara di Moto gp a Valencia in sostituzione dell’infortunato Gibernau.
Il neo iridato accetta la proposta e dopo aver disputato delle qualifiche straordinarie, sbaraglia completamente il campo e domina dal primo all’ultimo giro dimostrando tutta la sua straordinaria abilità ed annichilendo i tanto celebrati campioni della Moto gp.
Non ci sono dubbi in merito, il 2006 sarà ricordato nella storia della moto come l’anno di Troy Bayliss!

Il 2007 vede il campione del Mondo in carica chiamato a difendere la corona conquistata l’anno precedente, ma l’avvio non è dei più incoraggianti.
Dopo la prestazione deludente della prima gara, Bayliss torna al successo a Phillip Island, ma nel weekend successivo a Donington incorre in uno degli incidenti più terribili della sua carriera che gli costa l’amputazione del dito mignolo della mano destra; ce ne sarebbe abbastanza per mettere ko chiunque, ma non certo Troy.
Il centauro di Taree torna in sella già dalla gara successiva e fa segnare la pole position, per poi tornare al successo in gara 2 ad Assen dopo una sfida epica contro il formidabile James Toseland, seguita dai trionfi di Silverstone e Misano.
Purtroppo la vetusta 999 non è più in grado di reggere il passo delle moto migliori e il ducatista deve così abbandonare la lotta all’iride, ma questo non gl’impedisce di ottenere altri 2 successi memorabili al Lausitzring ed a Vallelunga, e proprio la vittoria italiana sarà l’ultima vittoria iridata ad appannaggio della gloriosa Ducati 999, che viene così consacrata al riposo dopo cinque anni di battaglie indimenticabili.

La stagione 2007 per Bayliss, termina con un esaltante quarto posto che sa di grande impresa viste le molteplici difficoltà affrontate, ma per l’australiano non è ancora tempo di rilassarsi; infatti una nuova sfida si profila nel futuro del cavaliere in rosso, una sfida formata da quattro numeri: 1098.
Questa semplice sigla rappresenta la nuova arma che la casa di Borgo Panigale metterà a disposizione al suo centauro per tentare nell’impresa di vincere per la terza volta il campionato in sella a tre Ducati diverse…una sfida che Troy non vede l’ora di raccogliere.

E siamo al 2008: l’ultimo anno della carriera agonistica nel motociclismo di Troy.
E’ una stagione senza appello per l’australiano, l’ultima occasione per vincere per la terza volta il campionato e l’unica per portare al successo la nuova Ducati 1098 che sostituisce la gloriosa, ma vetusta 999, riuscirà il campione di Taree in questa proibitiva impresa?
Tutti i dubbi della vigilia, si dissolvono al via del campionato in Qatar dove Bayliss imperversa con una gara pirotecnica al limite della follia e conquista la vittoria sul filo di lana dopo un duello all’ultima staccata con Biaggi. Nel successivo appuntamento si corre in casa di Troy sul fantastico circuito di Phillip Island ed il ducatista all’ultima apparizione davanti ai suoi conterranei non delude le attese e mette a segno una schiacciante doppietta nonostante un brutto infortunio al braccio nelle prove.
La striscia positiva di Bayliss continua anche sul circuito di Valencia dove conquista due secondi posti, per poi tornare a dominare sul circuito di Assen su cui fa segnare la seconda doppietta stagionale, sconfiggendo in un emozionante finale l’acerrimo rivale Noriyuki Haga.
Sembra un campionato senza storia, ma proprio sul più bello la fortuna smette di arridere a Troy che tra il round di Monza e di Miller è costretto ben tre volte al ritiro, consentendo così ai suoi avversari, capitanati da Checa e Neukirchner, di recuperare il terreno perduto.
Nonostante il momento negativo, il ducatista riesce a riprendere un po’ di fiato in classifica grazie ai podi ottenuti al Nurburgring ed a Misano, ma per rimettere al sicuro il risultato urge una vittoria in tempi brevi.
E la vittoria tanto attesa arriva sul circuito in cui nessuno se lo aspetta, ossia sulla pista ceca di Brno, dove Troy aveva collezionato solo delusioni e che invece in questa occasione gli regala la terza doppietta stagionale grazie a gare dominate dall’asso australiano che gioca a piacimento con gli avversari, affossando definitivamente le loro ambizioni in chiave iridata.
La marcia di avvicinamento al titolo di Bayliss prosegue con gare superbe anche a Brands Hatch ed a Donington dove trionfa nella prima frazione, presentandosi così al via del round di Vallelunga con la reale possibilità di diventare già campione con ben due gare di anticipo.
L’australiano da il meglio di se, ma il giapponese Haga, suo futuro sostituto in Ducati, non gli lascia un attimo di tregua e duella duramente con Troy fino a costringerlo alla scivolata, che però rimanda soltanto la festa iridata.
Infatti a Magny Cours, Bayliss fa suo il suo terzo titolo iridato con una prima manche di rimessa, ma nella frazione successiva l’australiano si scatena e da vita all’ennesima sfida con Haga per la vittoria, ma stavolta è il ducatista ad avere la meglio ed impartisce una severa lezione al suo prossimo sostituto con un sorpasso da urlo a due giri dalla fine.
E siamo all’ultimo round della carriera di Troy, che si tiene sul nuovo e spettacolare circuito lusitano di Portimao, ma questo non sembra minimamente influire sulla concentrazione del fenomeno di Taree che domina una bagnatissima sessione di Superpole rifilando ai rivali distacchi imbarazzanti.
In gara l’australiano non da scampo ai suoi avversari e comanda entrambe le manche dalla prima all’ultima tornata distanziando la concorrenza sin dai primi metri, facendo così segnare la sua quarta doppietta stagionale e chiudendo così una carriera unica, inimitabile ed indimenticabile per tutti coloro che lo hanno seguito, apprezzato e tifato.

E’ diventato una leggenda per Ducati e i Ducatisti, ma è molto apprezzato da tutti gli appassionati di moto, oltre per il suo manico, per la sua grande umilità.

 

CARRIERA

2008: 1° – Campionato del Mondo Superbike (Ducati)
2007: 4° – Campionato del Mondo Superbike (Ducati)
2006: 1° – Campionato del Mondo Superbike (Ducati), 1° – Gp Valencia MotoGp (Ducati)
2005: 15° – Campionato del Mondo MotoGP (Honda)
2004: 14° – Campionato del Mondo MotoGP (Ducati)
2003: 6° – Campionato del Mondo MotoGP (Ducati)
2002: 2° – Campionato del Mondo Superbike (Ducati)
2001: 1° – Campionato del Mondo Superbike (Ducati)
2000: 6° – Campionato del Mondo Superbike (Ducati)
1999: 1° – Campionato Britannico Superbike (Ducati)
1998: 6° – Campionato Britannico Superbike (Ducati)
1997: 2° – Campionato Australiano Superbike (Suzuki)
1996: 3° – Campionato Australiano Superbike (Kawasaki)
1995: 2° – Campionato Australiano Classe 600 (Kawasaki)
1994: 6° – Campionato Australiano Classe 600 (Kawasaki)
1992: Prima gara su pista

Anno
 
Pole
Gare
Podi
Vittorie
2^
3^
Giro Veloce
Posizione Finale
2008
Superbike
8
28
19
11
4
4
8
1
2007
Superbike
6
24
13
7
4
2
4
4
2006
Superbike
5
24
16
12
3
1
10
1
2002
Superbike
4
26
22
14
7
1
9
2
2001
Superbike
2
24
15
6
6
3
3
1
2000
Superbike
1
20
9
2
5
2
1
6
1998
Superbike
             
40
1997
Superbike
             
20

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