2006: La poltrona di casa

“Mi sembra di essere tornato sulla mia vecchia poltrona di casa”…Con queste parole Troy commenta il comportamento della veloce, ma ostica Ducati 999 ufficiale che sarà la sua compagna di viaggio in questo campionato del Mondo Superbike 2006 ed i risultati dei test confermano le parole dell’australiano, con Bayliss largamente in testa a qualsiasi classifica, ma i rivali dell’australiano non si lasciano certo impressionare dai risultati dei test ed alla prima gara si presentano più agguerriti che mai.
Tra di loro i più temibili sono il campione del Mondo in carica Gordon Troy Corser su Suzuki, il sempre temibile Noriyuki Haga su Yamaha, il britannico James Toseland su Honda Ten Kate che è in cerca di vendetta, dopo essere stato malamente scaricato dalla Ducati a fine 2005 nonostante il mondiale vinto nel 2004.
Compagno di squadra del campione 2001 è il giovare e promettente italiano Lorenzo Lanzi che un anno fa si impose all’attenzione degli addetti ai lavori con due perentorie vittorie nella parte finale della stagione.
Il via della stagione per Troy è positivo grazie a due secondi posti in Qatar caratterizzati da un’epocale battaglia contro Corser per la vittoria di gara 2; il successo sembra dietro l’angolo e nella gara seguente a Philip Island sembra destinato a concretizzarsi, ma a pochi giri dalla fine mentre l’aussie è al comando incontrastato, la gomma posteriore si deteriora eccessivamente costringendo Troy a chiudere in sesta posizione.
Rimane ancora la seconda manche e Bayliss non vuole e non può farsela sfuggire, ma uno sfavillante James Toseland si oppone comandando brillantemente le danze per oltre metà gara;Troy però è irresistibile ed a pochi giri dalla fine sferra l’attacco decisivo che non lascia scampo al pilota della Honda e s’invola solitario verso l’agognata bandiera scacchi che sancisce finalmente il ritorno al successo del centauro australiano dopo ben quattro anni di digiuno e delusioni; un successo questo che darà il via ad una sequenza di vittorie incredibile.

La prima doppietta stagionale arriva a Valencia, dove l’australiano si deve impegnare in due snervanti confronti con il campione del Mondo in carica Gordon Troy Corser che scattato dalla pole position, impone fin dal primo giro un ritmo schiacciasassi, che fiacca i sogni di gloria di quasi tutti i concorrenti tranne uno: Troy Bayliss.
Il centauro della Ducati, gioca alla perfezione le sue carte riuscendo a salvaguardare l’usura delle sue gomme nonostante il ritmo elevatissimo ed in entrambe le manche a pochi giri dalla fine, sferra il suo attacco stroncando così le ambizioni del pilota della Suzuki, che a quel punto non ha più né la forza, né il tempo di reagire.
Il duello tra i due si ripropone a Monza con Corser nuovamente in pole davanti al rivale, ma il numero 21 della Ducati è più ispirato che mai ed in gara 1 dopo una breve fase di attesa, allunga con forza sugli avversari che invece di coalizzarsi per inseguirlo, cominciano ad infastidirsi a vicenda facilitando il compito dell’australiano che s’impone sul traguardo.
In gara 2 il campione del Mondo della Suzuki sembra intenzionato ad imporre la sua legge e dopo una breve fase di studio imprime alla gara un ritmo forsennato, è sicuro di poter fare il vuoto alle sue spalle, ma dopo qualche giro un rombo rauco ed inconfondibile sempre più vicino alle sue spalle, fa capire a Gordon Troy che il suo tentativo di fuga è fallito; infatti quel suono tanto temuto, appartiene alla Ducati 999 di Bayliss che sta rimontando come furia scatenata.
A 2/3 di gara è chiaro che il vincitore sarà uno dei due Troy e sembra annunciarsi un’ultima parte di competizione al cardiopalma, ma a pochi giri dalla fine Baylisstick prende tutti in contropiede, sferrando un attacco irresistibile a Corser ed allungando sul suo omonimo che ancora una volta non riesce a reagire al passo furibondo del centauro in rosso che coglie così la quinta vittoria dell’anno usando le stesse tattiche attuate a Valencia.
A Silverstone Corser è in difficoltà, così in quest’occasione a contrastare il ducatista ci pensa il determinatissimo pilota nipponico Noriyuki Haga, che insidia l’australiano in tutte le maniere possibili, mantenendo il comando delle operazioni per vari giri in ambo le manche, ma Troy è spietato ed ancora una volta attende gli ultimi giri per superare senza appello il giapponese e conquistare così la terza doppietta consecutiva in questa stagione.

Subito dopo si va in riva all’Adriatico sul circuito di Misano dove Troy scatta stranamente solo dalla seconda fila a causa di una superpole non brillante, ma bastano pochi giri per ristabilire le gerarchie e riportarsi nel gruppo di testa, per poi imprimere il suo sigillo nella prima manche sfidando e battendo in duello tutti i suoi principali avversari; anche questa volta Toseland, Haga e Corser devono inchinarsi al forte australiano della Ducati, che porta il suo bottino stagionale di vittorie ad otto consecutive.
Sembra un campionato senza storia, ma in gara 2 a Misano qualcosa sembra incrinarsi in quella macchina da guerra che è l’accoppiata Bayliss-Ducati, infatti Troy scivola a terra mentre era comodamente terzo, un errore innocuo ed ampiamente giustificabile in un campionato, addirittura il numero 21 della Ducati torna in sella e rimonta fino alla dodicesima piazza, ma a questo errore seguirà il disastroso week-end di Brno dove Troy viene abbattuto in gara 1 da una scivolata di Laconi, ed in gara 2 non va oltre l’ottavo posto.
Improvvisamente tutti i giochi tornano in ballo risvegliando brutti ricordi datati 2002; ce ne sarebbe abbastanza per mettere in crisi chiunque, ma non Troy e la sua squadra.
Dopo due settimane in Inghilterra un Bayliss in versione Superman con tanto di mantello rosso, ottiene un primo ed un secondo posto dopo un bel duello rusticano contro Haga in ambo le manche, poi ad Assen la svolta decisiva per il titolo.

In gara 1 diluvia e Bayliss scivola mentre era secondo, ma nessuno dei suoi avversari riesce ad approfittarne, con Haga e Corser anche loro caduti e Toseland nelle retrovie, addirittura in gara 2 questi si eliminano a vicenda al via consentendo a Troy una facile vittoria, il titolo è ormai a portata di mano.
Il primo match point è sul circuito del Lausitzring, ma l’australiano sciupa l’occasione scivolando in gara 1, mentre stava distanziando la concorrenza, si produrrà comunque in una prodigiosa rimonta che lo porterà al 7° posto, mentre in gara 2 saggiamente si accontenta del podio, ormai il mondiale è una semplice formalità da espletare a Imola, a pochi chilometri dalla sede della Ducati.
E’ un trionfo! Bayliss in gara uno si accontenta del 5° posto, dopo una gara condotta con prudenza e caratterizzata da un problema di gomme, ma è più che sufficiente per incoronarlo per la seconda volta Campione del Mondo Superbike, un titolo che Troy festeggia indossando una tuta ed un casco con i colori dell’iride su sfondo bianco, esattamente come la maglia che indossano i campioni del mondo di ciclismo grande passione di Troy.

Ma anche la Brigata Aeromobile Friuli partecipa alle celebrazioni del titolo di Bayliss, con i pezzi forti della loro flotta, gli elicotteri Mangusta, che si esibiscono con indimenticabili evoluzioni sul circuito del Santerno.
Troy, però non è appagato dal titolo conquistato, vuole fare un regalo speciale ai tifosi della Rossa e parte a testa bassa in gara 2 involandosi in prima posizione già alla prima curva ed imponendo un ritmo insostenibile; per gli avversari tenere la scia del neo iridato è pura utopia e Troy va così a conquistare una facile vittoria che fa impazzire di gioia il pubblico italiano.
Ma per la Ducati c’è ancora un titolo da vincere: quello riservato ai costruttori!
Ancora una volta Baylisstic si inventa ragioniere in gara 1 ed arrivando quarto ottiene i punti sufficienti per regalare alla sua squadra il titolo marche; ma c’è ancora gara 2 da disputare.
I primi giri vedono un’apparente fuga del trio Corser, Haga e Toseland, mentre Troy che è scattato solo dalla seconda fila perde un po’ di tempo per liberarsi dei concorrenti più lenti, ma già a metà gara si porta addosso al giapponese e lo infila con una manovra da urlo all’ingresso del veloce curvone Estoril.
Archiviata la pratica Haga, il neo iridato si getta a testa bassa all’inseguimento della coppia di testa e da quel momento è spettacolo puro: Bayliss attacca continuamente i suoi avversari sempre all’ingresso della curva Estoril, i quali rispondono nel successivo rettilineo e lo sfidando con imperiose staccate al limite, ma l’australiano ha il pieno controllo della situazione ed a poche tornate dalla fine si sbarazza di Corser; ora il prossimo obiettivo è l’inglese James Toseland.
Il duello tra i due segna una delle pagine più belle nella storia della SBK con Troy che attacca Jamie in ogni punto del tracciato senza lasciargli un attimo di respiro, poi a tre giri dalla fine l’aussie sferra l’affondo risolutore, sfruttando alla perfezione un incrocio di traiettorie e firma così l’ultima vittoria stagionale nel tripudio della sua squadra e della folla che applaude convinta l’ultima fatica del neo iridato che ora può godersi qualche settimana di meritato riposo.
Ma pochi giorni dopo, ecco arrivare una chiamata dalla Ducati in cui si propone a Troy di prendere parte alla gara di Motogp a Valencia in sostituzione dell’infortunato Sete Gibernau come “premio” per la sua recente vittoria nel campionato Superbike.
La Ducati Motogp, proprio la stessa squadra che liquidò Troy due anni prima, sembra proprio uno strano gioco del destino, ma l’australiano che è sempre stato convinto di non aver mai potuto mostrare fino in fondo il suo potenziale nella classe regina, accetta la proposta ed è determinato più che mai a farsi valere.

Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy


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