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Il campionato Superbike del 2001 propone molte conferme e grandi rinnovamenti. I favoriti d’obbligo sono il campione del Mondo in carica Colin Edwards, che difende il suo primato sempre in sella alla Honda VTR e l’esperto australiano Troy Corser che dopo una sorprendente stagione in sella all’Aprilia RSV sembra pronto a puntare all’iride.
La Ducati, dopo un 2000 dalle forti emozioni, schiera la sua squadra a tre punte composta dal “rookie of the year” della stagione scorsa Troy Bayliss, dal promettente Ruben Xaus e da un Ben Bostrom chiamato a confermare quanto mostrato nell’anno precedente nel team Caracchi.
Non meno importanti sono le presenze di Hodgson e del debuttante Toseland su Ducati, Chili su Suzuki, del duo Kawasaki formato dagli inossidabili Lavilla e Yanagawa, senza dimenticare i compagni dei due favoriti al titolo, ossia Tadayuki Okada e Regis Laconi, reduci entrambi da buone stagioni nella 500.
Il via del campionato si tiene sulla pista iberica di Valencia dove Corser domina a piacimento ambedue le corse, ma la vera sorpresa è Bayliss che intasca due importanti podi che gli fanno conquistare sul campo già alla prima gara i galloni di prima guida nel team Ducati Infostrada ed infligge un duro sorpasso all’iridato Edwards che a quel punto ha già intuito chi sarà il suo vero avversario nella corsa all’iride.
La gara seguente si tiene sul pittoresco circuito sudafricano di Kyalami e mette nuovamente in risalto la grande consistenza di Bayliss che ottiene due secondi posti alle spalle del compagno di marca Bostrom, che ottiene così la prima vittoria e di Edwards che però è costretto al ritiro in gara 2, consentendo così all’australiano di casa Ducati di issarsi al comando della graduatoria generale per la prima volta in carriera.
La terza gara a Phillip Island è caratterizzata da un diluvio universale che mette in crisi tutti i concorrenti: Bayliss scatta in testa e fa subito il vuoto, ma le Honda VTR di Edwards ed Okada sembrano avere una marcia in più ed infilano il funambolo della Ducati che saggiamente si accontenta d’incamerare i punti del terzo posto che, complice l’annullamento di gara 2 per troppa acqua in pista, lo mantengono al vertice della classifica.
Le due gare successive a Sugo rappresentano un’autentica debacle per l’australiano della Ducati che fatica a raggiungere i primi 10 in classifica, ma il talento di Taree dimostra di avere un carattere d’acciaio e non si lascia demoralizzare dalla difficile situazione, riproponendosi nel successivo appuntamento di Monza come grande protagonista.
L’alfiere del team Ducati Infostrada scatta dalla pole nella gara di casa della rossa di Borgo Panigale e dopo le solite scaramucce iniziali, si allontana dal gruppo assieme al capofila Edwards con cui ingaggia uno spettacolare che raggiunge il suo apice all’ultima curva.
I due si presentano sul rettilineo che precede la Parabolica affiancati, ognuno di loro sa che chi entrerà per primo, sarà quasi sicuramente il vincitore e sono disposti a tutto pur di imporsi ed addirittura si scambiano un paio di gomitate per intimorirsi a vicenda, ma alla fine il centauro ducatista riesce a prevalere con una staccata da paura che sancisce il trionfo del nuovo Imperatore di Monza nel tripudio di una folla festante per il suo idolo.

E’ una vittoria scaccia crisi che rilancia con forza la candidatura dell’australiano all’iride, ma non è ancora finita, infatti in gara 2 Troy imperversa sul tracciato monzese ed ottiene una facile vittoria, firmando così la prima doppietta della sua breve carriera e riprendendosi la leadeship del campionato, il tutto ad un solo anno esatto dal sorpasso epico con cui si presentò nel Mondiale l’anno precedente.
Dopo un weekend opaco sul circuito di Donington, caratterizzato dai successi dell’incredibile Hodgson su Ducati privata e dell’indomabile Chili che regala l’unica vittoria stagionale ai motori a 4 cilindri, il circo della SBK si trasferisce sul circuito tedesco del Lausitzring, dove il ducatisa ottiene un’altra vittoria sulla pista viscida battendo in volata il suo ex compagno di squadra Neil Hodgson che cerca inutilmente di beffare Troy fino all’ultima curva, ma la vittoria di Edwards nella seconda manche lascia quasi inalterata la classifica.
Subito dopo si torna a Misano per il gran premio di San Marino e per i tifosi della Ducati diventerà una grande festa: in gara 1 si scatena un duro duello tra Bayliss ed il suo compagno di marca Bostrom che finalmente torna a livelli di eccellenza dopo alcuni mesi di appannamento. I due si affrontano a viso aperto senza inutili ordini di scuderia, mettendo a dura prova i loro telai a traliccio e le loro sospensioni con frenate e traiettorie al limite della fisica, ma alla fine sarà il capofila del Mondiale a prendersi la vittoria della prima manche.
Nella manche seguente Bostrom si prende la rivincita, ma Bayliss concludendo ottimo secondo mette in cascina punti importanti per la classifica di cui ormai è il leader incontrastato.
A Laguna Seca prosegue il momento magico del centauro americano della Ducati, che firma la sua prima doppietta della carriera, nonostante l’opposizione di un ritrovato Corser e del sorprendente Hodgson, bissata nel successivo weekend sul circuito inglese di Brands Hatch, ma la spaventosa superiorità di Ben non deve mettere in secondo piano l’arguta condotta di gara di Bayliss che invece di rischiare, si accontenta di alcuni piazzamenti nei primi 5 e di un podio che gli consentono di mantenere un bel margine di sicurezza sul suo diretto inseguitore Edwards che però è a sua volta incalzato dall’imperioso recupero di Bostrom.
A Oschersleben il leader del Mondiale deve ritirarsi nella prima manche per una rottura meccanica, che permette ad Edwards di recuperare punti importanti, ma in gara 2 interviene a soccorso dell’australiano il compagno di scuderia Ruben Xaus, che ottiene la sua prima vittoria dopo una stagione caratterizzata da tante cadute, “rubando” così punti preziosi a Texas Torando che conclude alle spalle dell’iberico e davanti alla 996 numero 21 del funambolo di Taree.
Ad Assen, Bayliss ha a disposizione il primo “match ball” per chiudere il discorso a riguardo del titolo iridato e l’australiano non delude le attese, ottenendo una mostruosa pole position che sembra una pesante ipoteca sul campionato.

Nella prima manche le Ducati Infostrada s’involano in formazione con Bayliss e Xaus che fanno il bello ed il cattivo tempo, ma a poca distanza da loro le segue un minaccioso Colin Edwards che non ha alcuna voglia di cedere lo scettro iridato senza combattere.
La gara vive del duello tra le due rosse di Borgo Panigale, ma questa condotta di gara risulta controproducente per le ambizioni iridate di Bayliss, così dal muretto box della Ducati viene imposto a Xaus di non infastidire più il suo capitano, che a quel punto può balzare in testa indisturbato.
La saggia scelta del team in rosso, verrà confermata qualche tornata più tardi, quando uno scroscio di pioggia fa terminare in anticipo la manche con Troy che vince davanti a Xaus ed a Edwards. Dopo questi risultati il centauro australiano della Ducati si ritrova ad un passo dal titolo, mentre l’alfiere della Honda è alle corde: solo vincendo le ultime gare potrebbe disturbare l’ascesa iridata del suo avversario, ma non sarà così.
Infatti nella seconda manche l’americano sbaglia la scelta delle gomme e le due Ducati s’involano nuovamente in testa nella medesima formazione della prima gara, con Ruben Xaus che ha il compito di scortare il suo caposquadra fino al traguardo.
A pochi giri dalla fine Edwards naviga in decima posizione, mentre i due pomponi di Borgo Panigale dominano in lungo ed in largo, pennellando le curve quasi all’unisono e facendo tuonare in coro i loro bicilindrici desmodromici.
Finalmente l’ultimo giro: ai box della Ducati tutti sono in trepida attesa e fanno i dovuti scongiuri, ma Troy continua imperterrito senza incertezze a far danzare la sua 996 tra le mille pieghe del tracciato olandese ed eccoci infine all’ultima curva.
La rossa numero 21 l’affronta con naturalezza e si lancia sul traguardo dove la bandiera a scacchi celebra il trionfo dell’australiano: Troy Bayliss è campione del Mondo, la favola del ragazzo di Taree è diventata leggenda.

In Ducati è festa grande: ad un solo anno dall’incidente in cui la squadra aveva perso il suo campione Carl Fogarty, il team bolognese torna in cima al Mondo grazie al loro nuovo fenomeno Troy Bayliss che l’aveva sostituito nella stagione scorsa, imponendosi subito come punto di riferimento per tutta la scuderia.
Dopo i festeggiamenti olandesi, si va a Imola per l’ultima corsa stagionale che Troy e la Ducati vogliono onorare degnamente, vestendosi con la livrea argento che caratterizzò la Ducati di Scott Smart che nel 1975 vinse la 200 miglia di Imola.
L’australiano parte a spron battuto ed è artefice di un duro duello col compagno di squadra Xaus e con l’Aprilia di Laconi, che dopo il buon avvio di stagione in Spagna, era rimasto coinvolto dalla scarsa competitività delle gomme Dunlop che hanno tarpato le ali anche al suo compagno di scuderia Corser.
Sfortunatamente a due giri dalla fine si sfiora il dramma, il neo iridato Bayliss cade in uscita dalla curva di Rivazza e coinvolge l’incolpevole Laconi, ma è l’australiano a riportare i danni maggiori fratturandosi una spalla.

Un infortunio che costringe il campione del Mondo a saltare l’ultima manche che sarà vinta in volata da Laconi che batte uno scatenato Ruben Xaus reduce dalla vittoria in gara 1, ma questo non rovina la grande festa di Bayliss che conclude il campionato con oltre 30 punti di vantaggio su Edwards.
Un dominio costante e gestito magistralmente dal campione australiano che sembra poter continuare anche nella stagione successiva, quando il centauro di Taree si ripresenterà al via del campionato SBK in sella alla Ducati 998 fregiandosi dell’ambito ed impareggiabile numero 1 sulla carena.

Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy