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Troy Bayliss ha migliorato decisamente i tempi di ieri. Troy sta incominciando a trovare il giusto ritmo con la sua Panigale R e nonostante abbia perso tutta la sessione di ieri mattina, si è migliorato di quasi un secondo, concludendo in diciassettesima posizione (1’32.529) e qualificandosi per la Superpole 1.

Il pilota Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team ha sfruttato la sessione di prove libere svoltasi nel primo pomeriggio per apportare piccoli raffinamenti alla moto, prima delle Superpole. Verso la fine del turno Bayliss è purtroppo scivolato alla curva 9, ma fortunatamente senza riportare conseguenze fisiche. Con tempi in linea con la temperatura dell’asfalto, molto più alta (43°C), Troy ha chiuso dodicesimo.

Superpole 1: Troy Bayliss ha partecipato nella prima delle due Superpole. Ha completato un primo giro con la gomma da gara, grazie al quale si è trovato in sesta posizione con un tempo di 1’33.268. Tornato in pista con la gomma da qualifica, l’unica a disposizione in questa prima sessione, il pilota australiano ha fatto registrare un crono di 1’32.201, che gli ha permesso di chiudere al quarto posto, assicurandosi quindi la quattordicesima posizione in griglia per le due gare di domani.

Troy Bayliss (Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team #21) – 14° (1’32.201)
“Oggi è andata decisamente meglio rispetto a ieri. Siamo riusciti a percorrere qualche buon giro e mi sono sentito maggiormente a mio agio sulla moto. Nelle prove libere sono caduto ed è stato un high side notevole, ma per fortuna sono atterrato bene e non mi sono fatto nulla. Mi è dispiaciuto non essere entrato in Superpole due, ma sono ugualmente felice perché non utilizzavo le gomme da qualifica da lungo tempo e ci vuole del tempo per prendere confidenza con quel tipo di gomma. Sono certo che potremo compire ulteriori miglioramenti anche domani. Le alte temperature previste per domani saranno un fattore da tenere certamente in considerazione, ma saranno le stesse per tutti e quindi dobbiamo solo aspettare e vedere cosa potremo fare…”

Programma del weekend (CET +10):

Domenica
09.20 – 09.35 – SBK Warm-up
12.00 – SBK Gara 1
14.40 – SBK Gara 2

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Troy Bayliss è stato protagonista di un high-side alla ‘Lukey Heights’ (curva 9) durante la FP4. Pilota illeso e moto in ricostruzione per la Superpole.

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Il campionato Superbike 2015 si è aperto ufficialmente oggi sul circuito australiano di Phillip Island, con le prime sessioni di prove cronometrate di questo primo round. Chaz Davies, pilota ufficiale dell’Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team, ha compiuto buoni progressi durante i due turni, mentre Troy Bayliss, che in questo weekend sostituisce l’infortunato Davide Giugliano, ha purtroppo perso quasi tutta la sessione della mattina, cominciando solo oggi pomeriggio il vero lavoro di messa punto della sua Ducati Panigale R.

Un problema tecnico per Bayliss, che si è rivelato subito dopo la sua prima uscita, gli ha purtroppo impedito di tornare in pista. Il pilota australiano ha quindi chiuso in 18sima posizione, avendo completato solo tre giri ad inizio sessione.

Grazie al duro lavoro dei suoi tecnici, Bayliss ha potuto tornare in pista per la seconda sessione, sfruttando i 45 minuti a sua disposizione per iniziare il lavoro di messa a punto che non aveva avuto l’opportunità di fare questa mattina. Facendo dei piccoli cambiamenti durante il corso della sessione, l’australiano è stato in grado di abbassare gradualmente i suoi tempi, chiudendo questo primo giorno con un miglior giro in 1’33.490.

Troy Bayliss – (Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team #21) – 18° (1’33.490)

“Penso di aver completato solo 19 giri in tutto quest’oggi. Abbiamo perso tutta la sessione della mattina a causa di un problema tecnico ed è stato un vero peccato. Oggi pomeriggio abbiamo potuto compiere dei progressi ed ho cominciato a sentirmi più a mio agio sulla moto. Non ho ancora la necessaria fiducia con il posteriore al massimo della piega e la moto tende a scivolare, ma sono sicuro che è una cosa che potremo risolvere domani. C’è ancora molto lavoro da fare ovviamente, ma pian piano stiamo arrivando. La cosa importante è che mi sto divertendo molto a guidare la Panigale R e, tutto sommato, sono felice visto che oggi sono potuto restare poco in pista”.

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eni FIM Superbike World Championship 2015
Swann Insurance Australian Round
Phillip Island Grand Prix Circuit, Classifica Prove Libere 1-2

01- Alex Lowes – Voltcom Crescent Suzuki – Suzuki GSX-R 1000 – 1’30.855
02- Jordi Torres – Aprilia Racing Team Red Devils Aprilia RSV4 RF – + 0.359
03- Tom Sykes – Kawasaki Racing Team – Kawasaki ZX-10R – + 0.548
04- Leon Haslam – Aprilia Racing Team Red Devils – Aprilia RSV4 RF – + 0.611
05- Jonathan Rea – Kawasaki Racing Team – Kawasaki ZX-10R – + 0.686
06- Nico Terol – Althea Racing – Ducati Panigale R – + 0.759
07- Michael van der Mark – Pata Honda World Superbike Team – Honda CBR 1000RR SP – + 0.838
08- Chaz Davies – Aruba.it Racing Ducati Superbike Team – Ducati Panigale R – + 0.893
09- David Salom – Team Pedercini – Kawasaki ZX-10R – + 1.000
10- Randy De Puniet – Voltcom Crescent Suzuki – Suzuki GSX-R 1000 – + 1.026
11- Leon Camier – MV Agusta Reparto Corse – MV Agusta F4 – + 1.280
12- Sylvain Guintoli – Pata Honda World Superbike Team – Honda CBR 1000RR SP – + 1.474
13- Sylvain Barrier – BMW Motorrad Italia Superbike Team – BMW S1000RR – + 1.538
14- Matteo Baiocco – Althea Racing – Ducati Panigale R – + 1.710
15- Leandro Mercado – Barni Racing Team – Ducati Panigale R – + 2.205
16- Matt Walters – Team Pedercini – Kawasaki ZX-10R – + 2.236
17- Roman Ramos – Team Go Eleven – Kawasaki ZX-10R – + 2.338
18- Troy Bayliss – Aruba.it Racing Ducati Superbike Team – Ducati Panigale R – + 2.635
19- Jed Metcher – Race Center Demolition Plus – Kawasaki ZX-10R – + 2.959
20- Niccolò Canepa – Team Hero EBR – EBR 1190RX – + 3.119
21- Santiago Barragan – Grillini SBK Team – Kawasaki ZX-10R – + 3.466
22- Larry Pegram – Team Hero EBR – EBR 1190RX – + 3.739
23- Gabor Rizmayer – BMW Team Toth – BMW S1000RR – + 3.778
24- Christophe Ponsson – Grillini SBK Team – Kawasaki ZX-10R – + 5.261
25- Imre Toth – BMW Team Toth – BMW S1000RR – + 5.844

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L’Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team, pur non avendo previsto in un primo momento la sostituzione del pilota romano, ha voluto accettare la richiesta di Troy Bayliss, che desiderava partecipare alla gara Superbike di Phillip Island, in celebrazione del venticinquesimo anno di Superbike sul circuito australiano e per salutare ancora una volta i suoi tifosi, che lo hanno supportato con entusiasmo in tutta la sua carriera. Il quarantacinquenne campione australiano non corre in Superbike dalla fine del 2008, quando vinse il suo terzo titolo mondiale con la Ducati. Troy ha vinto 52 gare in Superbike durante la sua carriera, sei delle quali a Phillip Island, ed è rimasto un testimonial fedele della casa di Borgo Panigale e sempre attivo nel mondo delle corse, vincendo lo scorso anno il titolo australiano in Dirt Track. L’ultima volta che Bayliss ha guidato la Panigale è stato durante un test sul circuito del Mugello nel maggio 2014.

Troy Bayliss (Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team #21)
“Innanzitutto sono davvero dispiaciuto per Davide, ed è un vero peccato che proprio ad inizio stagione non potrà dimostrare il suo talento su questo circuito. Il desiderio di poter salutare di nuovo in pista il mio pubblico e tutti i tifosi Ducatisti è stato sempre forte da quando ho smesso di correre, e in più durante questo weekend, Phillip Island, una dei miei circuiti preferiti, celebra il venticinquesimo anno di gare Superbike. Per questo mi è venuta l’idea di fare questa “wild card” e di tornare a lavorare ancora con i tecnici della squadra Ducati SBK. So che sarà un weekend molto impegnativo, anche perché è un po’ di tempo che non guido la Panigale R Superbike, ma conosco bene la pista e quindi spero di trovare il ritmo giusto dopo qualche giro. Cercherò di divertirmi e naturalmente farò del mio meglio per ottenere un buon risultato e fare un bello show per tutto il mio pubblico.”

L’attività in pista inizierà venerdì con le prime due sessioni di prove cronometrate. L’evento rappresenta anche il venticinquesimo anniversario per il mondiale Superbike sullo spettacolare tracciato di Phillip Island, e sono in programma varie iniziative nel corso del weekend per celebrare questa ricorrenza.

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Troy Bayliss, il tre volte iridato, è tornato in sella alla Ducati SBK «laboratorio» martedì 13 maggio sul circuito toscano del Mugello percorrendo quaranta giri con il miglior tempo in 1’52″6.

E’ stato bello tornare in moto – ha dichiarato Bayliss appena finita la giornata di test. – Questa mattina ho dovuto togliere un po’ di ruggine, ma non è stato così influente perché comunque le condizioni meteo sono state brutte fino all’ora di pranzo. Questo pomeriggio ho fatto dei progressi, dovrei aver tolto circa un secondo e mezzo al miglior tempo che ho fatto qui, ma poi è venuto di nuovo a piovere. Mi sarebbe piaciuto passare almeno un altro paio di giorni a provare la moto, sarebbe stato ottimo cominciare a prendere un po’ di feeling. Proprio così… speriamo di poter fare qualche altro test durante l’anno.”

Troy  viene chiamato periodicamente come tester d’eccezione per le Superbike di Ducati: «La moto è decisamente migliorata dall’ultima volta che l’ho guidata, un anno e mezzo fa. Non sono riuscito ad andare veloce come avrei voluto fare, ma le condizioni non erano quelle ideali. La moto, però, mi è piaciuta molto».

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World Superbikes - Round Two

Era il 15 gennaio 2007. Il Team Ducati Xerox era a Phillip Island per i test pre-campionato e alle 6 di mattina dell’ultimo giorno di prove Troy Bayliss bussò alla porta della villetta in cui dormiva Ernesto Marinelli.

Anche quell’anno il modenese era ingegnere di pista di Bayliss, e dormiva nel paese di Cowes, poco più di cinque chilometri a nord del circuito australiano.
Ernesto – disse Troy eccitato come un bambino la mattina di Natale – datevi una mossa. Oggi le condizioni sono buone per fare il record della pista.
Non aveva tutti i torti, perchè il cielo era un pò nuvoloso e la temperatura abbastanza bassa: la situazione meteorologica ideale per andare forte a Phillip Island, dove il sole, anche se tenue, scalda l’asfalto fino a renderlo incandescente.

Quella mattina l’australiano si era svegliato in quello che Marinelli chiama “record mode”. Alle otto e mezza era già scalpitante nel box con la tuta addosso. In pista, il semaforo verde, quello che indica l’apertura del tracciato alle moto, era ancora spento e si sarebbe accesso alle 9.

Quaranta minuti dopo, alla terza uscita, Troy fece ciò che attendeva dalle 6 del mattina: il record, ufficioso, del tracciato.
Il suo tempo fu inarrivabile: 1’30″710. Un riferimento pazzesco per l’epoca. Basti pensare che lo scorso anno (2013) Carlos Checa ha siglato in Superpole il giro più veloce del tracciato di Phillip Island col tempo di 1’30″231.

Troy fece quel 30″7 con una Ducati di tre generazioni più vecchia della Panigale guidata dallo spagnolo, perchè guidava una 999 F07, e soprattutto con gomme sei generazioni più vecchie di quelle attuali.

Rientrato nei box, visibilmente soddisfatto del suo tempo, Troy disse: “Ok, adesso facciamo la simulazione di gara così poi me ne torno a casa mia.

Quel giorno l’australiano fece qualcosa di incredibile, eppure non riuscì a replicarlo in gara un mese e mezzo dopo. Anche se vinse in gara 1 e arrivò in volata con James Toseland in gara 2.

Quel giorno, Bayliss dimostrò che convinzione di un pilota può far fare grandi cose. Ma anche che Phillip Island nessuno guidava come lui, Troy faceva la differenza nelle curve più veloci del tracciato. Nella numero 3 (la Stoner), che si affronta in quinta marcia a 240 all’ora, nella numero 8, da quarta a 210, e nella numero 12, dove a centro curva, in quinta, si è a oltre 180 all’ora e dalla quale Troy spesso usciva con le ruote oltre il cordolo.

Il suo punto di forza, ovunque, erano i curvoni veloci, dove bisogna tenere aperto. E Phillip Island esaltava questa sua caratteristica. Ma lo metteva anche in crisi, perchè accusava più dei suoi avversari problemi di “blistering“, cioè il distacco di parti del battistrada della gomma posteriore: stressava il posteriore più di tutti, perchè dava più gas degli altri.

Non a caso Troy Bayliss è il secondo pilota più vittorioso di sempre sul tracciato di Phillip Island.

 

Dopo un 1999 da trionfatore per Bayliss si propone una difficile scelta: i dirigenti della Ducati hanno finalmente notato il talento dell’ex carrozziere di Taree e gli hanno fatto pervenire la proposta di correre sotto i loro colori nel campionato Superbike Americano, con la possibilità magari di un futuro inserimento nella squadra ufficiale.
La volontà di Troy sarebbe però quella di rimanere con il team di Darrell Haley, che sta tentando in tutti i modi di partecipare al campionato Mondiale di SBK, ma purtroppo il bravo manager inglese non ha sufficienti disponibilità economiche per tentare il grande salto ed a quel punto, facendo un gesto di grande signorilità, convince Troy a lasciare la sua squadra per andare negli Stati Uniti, in modo da potergli garantire un futuro migliore e più sicuro.
Il centauro australiano, anche se a malincuore, si trasferisce con l’intera famiglia dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, dove lo aspetta la sua nuova e fiammante Ducati 996 del team Ferracci supervisionata dall’ingegner Ernesto Marinelli.
Troy però si dimostra subito all’altezza della situazione e sin dal primo appuntamento dimostra una schiacciante superiorità facendo segnare una stratosferica pole position in quello che è il tempio della moto americana: Daytona.
Al via della 12 ore, il numero 88 della Ducati s’invola immediatamente ed inizia a dettar legge davanti a piloti ben più esperti sui difficili curvoni sopraelevati del tracciato statunitense, ma purtroppo Bayliss è pur sempre un debuttante e per cui arriva inevitabile una piccola sbavatura che lo costringe al ritiro, ma questa prestazione sarà determinante per il futuro dell’australiano, infatti a seguire la gara c’è il responsabile del progetto SBK della Ducati, Paolo Ciabatti, il quale nota immediatamente le innate capacità del nuovo pilota di Ferracci: i destini del team ufficiale Ducati e di Troy hanno già iniziato ad intrecciarsi. 

Intanto il fenomeno di Taree continua il suo apprendistato facendo segnare un’altra pole position nelle qualifiche del secondo appuntamento americano, ma sta per accadere l’evento che stravolgerà la carriera dell’australiano: Carl Fogarty il campione del Mondo in carica della Ducati s’infortuna gravemente nel corso della seconda gara sul circuito di Phillip Island.
I dirigenti della squadra italiana sono in difficoltà; mai avrebbero pensato di dover rinunciare al loro pilota di punta in maniera tanto inaspettata.
Ma Paolo Ciabatti non si è dimenticato di quel giovanotto che al debutto sulla pista di Daytona si permetteva di irridere piloti ben più esperti.
Ormai la decisione è presa: Troy Bayliss sostituirà Fogarty sin dalla prossima gara prevista sul tracciato nipponico di Sugo.
Ma il debutto in rosso del pilota di Taree non sarà certo come se lo sarebbe immaginato, infatti su due gare non riesce a concludere neppure il primo giro, per colpa dell’aggressività di alcuni piloti locali che giocandosi il tutto per tutto in partenza, coinvolgono la Ducati numero 21 dell’australiano nei loro errori.
Troy però nonostante tutto sembra non perdere il buon umore e si ripresenta più scherzoso che mai ai box del suo team simulando le movenze di un guerriero samurai scatenando l’euforia dei meccanici che già iniziano ad apprezzare questo umile pilota australiano.
Ma i dirigenti della Ducati non sono convinti di aver puntato sul cavallo giusto ed appiedano senza apparenti ragioni valide Bayliss, per sostituirlo con il collaudatore della squadra, l’italiano Luca Cadalora.
Troy è costretto a ritornare negli USA deluso ed amareggiato, ma dopo qualche settimana il suo telefono torna a squillare: è nuovamente Paolo Ciabatti che gli chiede di tornare in sella alla 996 ufficiale a Monza per sostituire Cadalora.
Luca infatti ha profondamente deluso lo staff dirigenziale della Ducati, ottenendo nella sua apparizione a Donington dei piazzamenti molto distanti dalla zona punti e ben inferiori al vero potenziale della moto e quindi si è deciso di tornare a puntare sull’uomo proposto dal leader del progetto SBK della squadra bolognese.
Troy però è restio ad accettare, la delusione del precedente appiedamento è stata cocente, ma sarà provvidenziale l’intervento della moglie Kim che persuade il marito ad accogliere la richiesta di Ciabatti: sarà la miglior decisione della vita agonistica di Bayliss.
In fretta e furia il dioscuro di Taree si reca in Italia, dove ritrova la 996 Infostrada numero 21, pronta per scendere in pista, ma le attese verso di lui sono molto basse, infatti l’australiano non conosce assolutamente la difficile pista di Monza e questo è uno svantaggio non indifferente.
Le qualifiche però presentano un Bayliss costantemente tra i primi 10 e dopo essersi qualificato per la superpole, porta la sua rossa Ducati in seconda fila, distanziando nettamente il compagno di scuderia Ben Bostrom.
Ai più sembra già un risultato incredibile, ma Troy ha solo iniziato a stupire e nella prima manche s’inserisce con facilità con il gruppo di coloro che si giocano la vittoria, composto da Edwards, Haga, Chili e Yanagawa, tenendosi alle spalle piloti esperti come Corser e Slight.
La gara procede in maniera spettacolare tra continui sorpassi con i “senatori” della SBK a fare la parte del leone, ma l’allievo Bayliss che per ora sta studiando la situazione ha in serbo una sorpresa per i suoi venerati colleghi.
Sul traguardo del decimo giro l’australiano transita in coda al gruppetto dei leader che si scannano tra di loro per prendere la testa della gara, ma ecco che all’interno della prima variante arriva un missile rosso…ne sorpassa uno, no due….no quattro!!!
Troy Bayliss ha appena effettuato un quadruplo sorpasso che scatena l’entusiasmo del pubblico di Monza e del commentatore della gara Giovanni Di Pillo che quasi non crede ai suoi occhi per una manovra tanto ardita.
L’australiano condurrà qualche giro in testa poi Edwards, Chili e Yanagawa ristabiliscono l’ordine dei valori con l’italiano che batterà in volata l’americano precedendo per l’appunto Edwards, Yanagawa e lo straordinario rookie Troy Bayliss che termina al quarto alla sua prima vera gara del campionato del Mondo SBK.
Nella seconda manche il dioscuro in rosso è ancora protagonista, duellando nuovamente con i primi della classe e bissando il risultato della prima frazione, a quel punto in Ducati non ci sono più dubbi e propongono a Troy un contratto fino al termine della stagione, con il plebiscito di tutta la squadra.

Ma le novità non sono ancora finite: infatti dalla successiva gara, che si tiene sul velocissimo circuito tedesco di Hockenheim, cambia il compagno di scuderia dell’australiano, che diventa lo spagnolo Juan Baptista Borja proveniente dal team Caracchi e reduce da alcune discrete stagioni in 500, mentre Bostrom prende il posto dell’iberico nel team satellite della casa di Borgo Panigale.
In prova il pilota di Taree, continua a stupire gli addetti i lavori e già dopo poche tornate il suo ritmo è già al livello dei piloti di testa, tanto da piazzarsi in prima fila nella sessione di qualifica. Al via Troy scatta imperiosamente al comando e comincia fare selezione del gruppo dei partecipanti, nel quale resistono solo Edwards, Chili, Corser, Haga e Slight.
Per qualche giro si assiste ad uno spettacolo vero e proprio, con i piloti di testa che si sorpassano in continuazione neanche fosse una gara di ciclismo, poi Edwards e Chili prendono l’iniziativa, distanziando Bayliss e Haga di un centinaio di metri.
Troy però non ci sta e grazie all’ausilio della scia riprende lo scatenato tandem di testa seguito come un’ombra dal nipponico, ma alle loro spalle sta rimontando minacciosa la Kawasaki di Yanakawa che sul velocissimo circuito tedesco, fa valere la sua potenza superiore alle concorrenti.
A due terzi di gara, la gomma posteriore di Chili tradisce il bolognese, mentre in testa la rossa di Borgo Panigale e la verdona di Akashi, distanziano i leader del mondiale Edwards e Haga, affrontandosi a viso aperto per la vittoria, con Troy al comando che tenta l’allungo su Akira. All’ultimo giro è sempre l’australiano a comandare, mentre il giapponese tenta il tutto per tutto per tentare il colpaccio, ma il debuttante della Ducati non si lascia sorprendere e transita primo sul traguardo tra lo stupore generale e per la gioia della sua squadra che ormai è certa di aver trovato l’erede di King Carl Fogarty.
In gara due Troy, lotta nuovamente con i primi della classe, sfortunatamente a poche curve dalla fine, mentre era secondo, tenta un sorpasso impossibile su Haga e si ritrova così a chiudere quarto, ma l’appuntamento col podio è solo rimandato al prossimo appuntamento sul circuito italiano di Misano.
Bayliss è infatti protagonista di due gare straordinarie corse con maturità ed intelligenza che gli valgono un doppio secondo posto alle spalle dell’imprendibile Troy Corser su Aprilia, nonostante in gara due sia stato costretto anche ad una digressione fuori pista per evitare dell’olio su cui scivolano anche Borja, Haga e Chili, ma solo lo spagnolo riuscirà a riprendere la via della pista assieme al suo compagno di squadra, mentre il giapponese e l’italiano sono costretti al ritiro.
La gara successiva si tiene sullo spettacolare circuito statunitense di Laguna Seca, un tracciato difficilissimo su cui molti piloti ci mettono anni prima di capirne perfettamente le traiettorie, ma questo problema sembra non riguardare il debuttante Bayliss che in poche tornate doma la difficile pista americana e conquista la prima pole della carriera nel mondiale SBK.
In gara le cose andranno meno bene a causa di alcuni problemi di assetto, costringendo l’australiano ad un’incruenta caduta in gara uno ed ad un settimo posto nella seconda frazione, ma sarà una semplice parentesi negativa, infatti un mese più tardi sul circuito di Brands Hatch, Troy torna grande protagonista.
Nella prima manche l’australiano riesce a scappare dal gruppo, inseguito dal solo Neil Hodgson che corre questa gara in qualità di wild card, in sella ad una Ducati gestita dal team GSE con cui Troy aveva vinto l’anno passato il campionato britannico di SBK e che schierava anche il pilota inglese come compagno di squadra del centauro di Taree.
I due conoscono la pista a menadito e danno vita ad un duello entusiasmante che sicuramente li avrà riportarti con la memoria all’anno precedente, ma nessuno è disposto a cedere di un millimetro.
Bayliss non vuole accettare la sconfitta da una moto identica alla sua e spreme sempre più la 996 di quel tanto che basta per farlo transitare primo sul traguardo davanti all’ex compagno di squadra, che cavallerescamente gli fa i complimenti.
Neil si prenderà comunque la rivincita nella seconda manche, distanziando l’australiano nelle prime fasi e tenendone sotto controllo il tentativo di rimonta, ma per Troy a compensare la piccola delusione, c’è la notizia che la Ducati ha deciso di rinnovargli il contratto per i prossimi due anni, indipendentemente dal rientro o meno di Fogarty.

La gara successiva si tiene sull’angusto circuito tedesco di Oscherslebern, ma per Troy non esistono circuiti ostici ed il centauro Ducatista riporta nuovamente la sua rossa sul podio conquistando un terzo ed un secondo posto dopo aver lungamente battagliato con il tandem delle Kawasaki composto da Lavilla e Yanagawa in ambo le frazioni.
Dopo l’appuntamento in terra germanica il circo della SBK si trasferisce in Olanda sull’allora temibile pista di Assen, un circuito considerato da tutti gli addetti ai lavori, come il più complesso e difficile al Mondo, ma questo non crea alcun timore al centauro australiano di casa Ducati che ottiene ottime prestazioni sin dai primi giri di pista.
Al via di gara uno si scatena un violento temporale e sulla pista allagata Troy incappa in uno dei suoi caratteristi errori dovuti alla sua incredibile determinazione e getta via una gara che poteva tranquillamente concludere sul podio, ma questo non scoraggia l’ardimentoso australiano che al via di gara due si porta subito con decisione nel gruppo dei primi, con il chiaro intento di riscattare la delusione della prima frazione.
Presto si forma un trenino di testa tra cui si distinguono il ducatista, Haga, Chili, Corser ed Edwards, ma dopo metà gara la competizione subisce un violento scossone per via di alcune tracce d’olio lasciate da un altro concorrente all’uscita dell’ultima curva che gettano nello scompiglio i piloti in pista costringendo alla caduta Chili, mentre Haga e Bayliss con equilibrismi d’alta scuola e con un po’ di follia, non rallentano di un centesimo e ne approfittano per allungare sugli altri. Troy e Nori scatenano una violenta battaglia, con sorpassi e controsorpassi a ripetizione, con l’australiano che dimostra di non temere alcun timore reverenziale nei confronti del blasonato giapponese che nonostante stia inventando sorpassi in ogni dove, sembra in difficoltà ad arginare la classe del nuovo venuto.
A poche tornate dal termine Troy sfodera un superlativo attacco all’ultima staccata e poi inizia ad allungare imperiosamente, con Haga che non sembra capace di seguirlo, ma il ducatista sta forzando troppo e rovina a terra sul più bello e si ritrova a sfogare la sua delusione con un violento pungo sul terreno fangoso di Assen, ma in questa gara tutti hanno capito che il semisconosciuto debuttante della Ducati è ormai pronto ad affrontare qualsiasi avversario.

L’ultima gara si tiene nuovamente a Brands Hatch, che sostituisce in extremis il round di Imola, ma la notizia più importante arriva prima della gara: infatti Colin Edwards è appena diventato campione del Mondo grazie alla squalifica per doping di Haga.
Il giapponese infatti, in occasione della prima gara di Kyalami, aveva assunto dei farmaci per il raffreddore non consentiti e così gli vengono annullati i punti ottenuti in quell’occasione e viene diffidato dal partecipare all’ultima prova del campionato, consegnando di fatto il titolo a Colin Edwards.
L’assenza del nipponico viene comunque sanata dall’innesto delle solite wild card del locale campionato britannico, tra le quali spicca Michael Rutter su Ducati che s’invola subito al via di gara uno e trionfa facilmente davanti al rimontante Bayliss che dopo dei primi giri poco felici, ha rimontato con determinazione fino al secondo gradino del podio.
Purtroppo la stagione dell’australiano si chiude malamente con una caduta in gara due, che viene vinta dal neo iridato Edwards che festeggia con tanto di cappello da cowboy, ma in casa Ducati si può festeggiare comunque: infatti grazie all’incredibile apporto di Bayliss, la casa italiana si riconferma campione del Mondo costruttori.
Una stagione incredibile quella della Rossa duramente segnata dalla perdita del suo leader indiscusso Carl Fogarty, che proprio in questa gara ha dato il suo addio alla categoria sancendo la fine della sua carriera di pilota con un giro di pista sulla sua Ducati 996 numero 1.
Ma per un Re che abdica, nel regno ducatista si è subito proposto un degno erede, l’australiano Troy Bayliss, che da semi sconosciuto ex verniciatore proveniente dall’Australia, si è trasformato nel principe ereditario che la Ducati stava aspettando, conquistando in un solo anno i galloni di pilota di punta ed i cuori dei tifosi della Rossa.

Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy

Finale di gara al cardio palma grazie ai sorpassi di James Toseland e Troy Bayliss. (altro…)